Una delle serate di questo viaggio l’abbiamo passata a Stari Bar, la zona vecchia di Bar.
Come sempre l’utilizzo del navigatore è importante per non finire in un altro paese e ci dirigiamo nell’entroterra.
Questa zona è conosciuta anche come Antivari Vecchia o Antibari, un piccolo paesino che si fa spazio tra le montagne, un grazioso fazzoletto di terra molto caratteristico con la pietra come elemento principale. Negozi, osterie e bar dove anche le persone del posto amano ritrovarsi, una cittadina gravemente danneggiata durante la guerra di liberazione dai turchi tra il 1870 ed il 1972, tanto da essere abbandonata per creare quella che è la nuova città di Bar sulla costa del Montenegro, che a differenza di questa, è una cittadina moderna, adatta ai giovani che cercano il divertimento! Stari Bar (stari = antica), subì ulteriori danni causati dallo scoppio di una polveriera che si era ricavata all’interno della medievale cattedrale di San Giorgio e poi dal terremoto del 1979.
Ciò che rimane di Stari Bar originale sono le mura che circondano la città, costruite durante il dominio veneziano, con una superficie di quattro ettari più un quartiere esterno. Gli interventi di recupero di questa antica zona sono iniziati negli anni ’50, intensificandosi a seguito del terremoto, la zona medievale, rimasta miracolosamente in buona parte intatta, è ancora visitabile con le sue aree comuni, tipiche delle città musulmane, oppure delle abitazioni di origine veneziana.
Dopo un parcheggio selvaggio molto in stile locals, ci addentriamo nella via principale della cittadina con , case in pietra, viuzze in ciottolato e lastricati, e tutta una schiera di negozietti e ristorantini che si alternano. E’ un contesto molto piccolo dove è facile incontrare i giovani del posto che si trovano sul muretto a chiacchierare, mentre i più anziani hanno come punto di ritrovo il tipico bar dove giocare a carte!
Qui, in questo angolo tra le montagne affacciate sul mare, si trova il posto dove abbiamo deciso di cenare: “Konoba Spilja“.
“Konoba” in serbo significa “osteria” mentre “spilja” sta per “grotta“, ed effettivamente si trattava di un piccolo locale costruito come in un’antica grotta, con ornamenti che riportavano tutti al contesto marino! Il posto dentro ha davvero pochi posti, infatti sfrutta la strada per recuperare un pò di tavoli.
Faccio presente che questa osteria non è adatta a chi non mangia carne.
Ci avviciniamo e veniamo accolti da un signore di una certa età che non parla inglese ma in qualche modo ci siamo capiti!
A servire ai tavoli c’era solo lui, o meglio in realtà c’era anche un giovane che doveva dargli una mano ma sembrava avere paura anche solo ad avvicinarsi ai tavoli! Una signora, presumo la moglie, collaborava in cucina e ogni tanto usciva a recuperare qualche piatto!
Insomma uno di quei posti dove non bisogna avere fretta…e noi non ne avevamo.
I menù in lingua originale, inglese ed in un italiano approssimativo che ci ha fatto sorridere per l’impegno che queste persone hanno messo nel venire incontro al turista.
Decidiamo di ordinare un antipasto tipico a base di prosciutto e formaggio, un fritto misto ed un agnello al vino; il tutto accompagnato da due birre medie.
Un altra caratteristica del Montenegro è la grandissima presenza di gatti randagi e non. Questi sono molto presenti anche nei luoghi in cui si mangia, come in questo caso! Un micino è stato con noi tutta la sera, senza mai permettersi di salire sul tavolo o altro ma rimaneva lì…aspettando un boccone! Il tempo di dare un pezzetto di qualcosa a lui che subito è arrivata la scorta di fratellini!
Cosa vedere a Stari Bar:
Il Museo della città.
I resti della Chiesa di San Nicola (Crkva Sv Nikole).
La fortezza risalente al XI sec.
La Cattedrale di San Giorgio (Katedrala Sv Ðorđa). Trasformata in moschea nel XVII sec.
Chiesa di Sa. Giovanni (Crkva Sv Jovana). Completamente ristrutturata.
Chiesa di Santa Venerada (Crkva Sv Venerade). Contenente una mostra fotografica sulla città.
Tipico hammam turco.
La torre dell’orologio del 1752.
L’acquedotto del ‘700 ricostruito in seguito al terremoto del 1979.
A presto,
Deb!