Dopo una notte tranquilla e la sveglia al solito orario facciamo colazione in struttura per € 3,50. Come per la cena ci sono delle opzioni combinate, opto per: caffè, spremuta, pane tostato e marmellata. Partiamo come sempre tutti insieme per durare il tempo di uscire dal paese! L’alba è bellissima e la tratta non troppo impegnativa in termini di dislivelli. Ero partita per questo viaggio pensando di fare le tappe canoniche proposte dalle guide e trovate tra i consigli su Internet, quindi la mia meta del giorno sarebbe dovuta essere Los Arcos per un totale di 21,3km. A distanza di una settimana invece il mio fisico e la compagnia trovata mi hanno portata fino a Sansol, percorrendo circa 29km. Circa perché come ho già ribadito le app sono affidabili fino ad un certo punto ed ognuna delle nostre segnava un calcolo differente…ma diciamo che km più km meno…siamo lì! Ci sono due opzioni di percorso per questa tappa che si ritrovano a Los Arcos. Noi abbiamo percorso la via classica.
Ormai c’è luce e ritroviamo il gruppo in un luogo che ci lascia tutti un pò sorpresi! Inizialmente sembra una casa come tante, ma più ti avvicini più ti rendi conto che il giardino di questa struttura non è come gli altri!
La Forja de Ayegui è un piccolo laboratorio di forgiatura artistica! La fucina è un forno aperto utilizzato per la lavorazione dei metalli e alcune di queste opere sono sono diffusi in diversi paesi e altri sono stati premiati in vari concorsi. E’ anche una specie di laboratorio per studenti d’arte che vogliono imparare il mestiere!
Di nuovo tutti insieme riprendiamo il cammino per fermarci di nuovo da li a poco! Sì perché questa è la tappa della “fuente del vino”!
Bodegas Irache è una delle più antiche cantine della Navarra, un tempo ospedale dell’annesso monastero e dove i monaci benedettini producevano vini; offerti anche ai pellegrini. Se capitate qui in un contesto al di fuori del Cammino approfittatene per una visita non solo alla cantina ma anche all’antico monastero e il museo del vino. Ogni giorno la fontana del vino di Irache si riempie per dare il “buen camino” a tutti i pellegrini! Se arrivate in orari di apertura al pubblico potete entrare e richiedere il loro sello!
A bere senza abusarne t’invitiamo con grazia. Per poter trasportarlo il vino, però, deve essere comprato“.. “Pellegrino se vuoi arrivare a Santiago con forza e vitalità di questo vino puoi berne un sorso e brinda alla felicità“.
Passi di qui e vuoi non fermarti? Anche se sono appena le otto del mattino certe tradizioni vanno mantenute! Decido di compiere solo il gesto di bagnarmi le labbra, sia perché mi sembra un pò presto darsi al vino a quest’ora ma anche perché il vino della fonte è un vino novello che un pò di acidità la lascia! A quanto pare c’è chi non è d’accordo con me e fregandosene delle richieste fatte dalla cantina, pensa bene di riempirsi una bottiglietta d’acqua (sì il vino nella bottiglia di plastica dell’acqua, hai letto bene!) e fare un brindisi lungo! Che tanto lungo non è stato perché questa persona l’abbiamo persa da li a breve! Sì sarà addormentata sotto qualche albero!
Ci mettiamo tutti in fila e ci rendiamo conto che… non abbiamo nulla per bere il vino se non le mani! E quindi cosa fai? Vuoi non usare la concha di M. come super cucchiaio da far girare tra tutti in stile grolla dell’amicizia? Alla faccia del Covid!
E’ meglio ripartire, da qui ci aspettano circa 20 km di nulla prima di raggiungere Los Arcos. Più ci si avvicinava alle ore centrali più la giornata diventava calda, l’assenza di nuvole ha portato la tappa di oggi ad essere faticosa principalmente per il caldo. Ad ogni modo un contesto meraviglioso: sentieri bianchi e rossi si facevano largo davanti a noi fino all’orizzonte, vigneti e cantine e poi campi di raccolti e sfumature di colore che non avevano fine. Strada facendo incontriamo un paesino, Azqueta, dove un piccolo bar accoglie tutti i pellegrini di passaggio. Sono quelle soste che fai perché, in fondo, sei consapevole che sarebbe stata una di quelle giornate in cui non avresti incontrato molti centri abitati! Quindi come con i bambini prima di continuare si va in bagno…anche se non scappa tu vai! Qui vive anche un uomo chiamato “Pablito dei bordoni” perché dagli anni ’80 produce e dona i bastoni in legno di nocciolo ai pellegrini che passano per casa sua!
Passiamo per Villamajor di Monjardin, dove si dice che Carlo Magno abbia combattute le sue battaglie contro i Saraceni e dove si trova la Fonte dei Moro. Una bellissima cisterna coperta in stile romano che nulla ha a che vedere con l’epoca araba e dove, dicono, sia possibile recuperare dell’acqua. Sinceramente vista l’acqua e gli insetti presenti… non so chi ha il coraggio di bere qui! Magari in stagioni meno aride sarà possibile.
Arriviamo a Los Arcos decisamente provate e in parte confortate nel vedere che non siamo le uniche! La piazza principale medievale è davvero una meraviglia, ed era disseminata di pellegrini sdraiati a terra all’ombra, scalzi e alcuni, vedendoli, devono essersi fatti una mezza doccia in una fonte d’acqua! E’ ormai ora di pranzo…ma spagnolo! Quindi è già pomeriggio! Abbiamo fame e sete e non stiamo molto a guardare al menù del pellegrino ed altre opzioni. Decidiamo di entrare in quello che si chiama: Buen Camino Cafeteria. Prendiamo un pò di sangria e dei piatti già confezionati tra palella e risotti. Un pranzo più accalappia turisti di questo non potevamo farlo! Ma data la situazione va bene così, basta che dia le forze per arrivare a Sansol! Commetto l’errore di togliere le scarpe mentre mangio..ci avrò impiegato un quarto d’ora a cercare di rimetterle ai piedi! Non erano gonfi….di più. Avrei camminato in infradito!
Los Arcos è una cittadina medievale che conserva molto bene il suo centro storico. A parte questo non vi è molto da vedere. La Chiesa di Santa Maria dove in base alle disponibilità il parroco organizza la benedizione al pellegrino e delle visite guidate.
I successivi circa 9 km fatti nel pomeriggio sono stati anche più tremendi dei precedenti perché ora insieme al caldo e alla mancanza di fonti d’acqua c’era anche la digestione! Mi sentivo uno zombie ma la scelta di proseguire è stata la più azzeccata perché mi ha permesso di accorciare la successiva tappa verso Logroño che merita sicuramente una visita.
Arrivo a Sansol nel tardo pomeriggio con le gambe che non mi reggono più, i piedi sono gonfi e doloranti e mi sento disidratata. Qui il gruppo si è diviso e ci troviamo in sei a dormire nell’albergue: “Deshojando el camino“. Una graziosa struttura in pietra con un dehors coperto da piante e uccellini che si rincorrevano! Un hospitalero piuttosto silenzioso ma molto disponibile, ci ha fatto lui lavatrice, asciugatrice e ci ha cucinato la cena! Per 10€ il pernotto in una camerata completamente in legno con letti a castello e 10€ la cena che non ci ha mandati a letto affamati. Più tutte le birre che abbiamo bevuto all’arrivo e che in Spagna costano meno dell’acqua!
E’ qui che ho il mio primo cedimento emotivo! Non ho mai pensato in 900 km di mollare, di voler tornare a casa. Anche nei giorni a seguire quando la situazione diventerà davvero pesante fisicamente. Ma non pensavo che a distanza di una settimana, nel sentire Marco al telefono, avrei pianto! Erano lacrime di tristezza per il fatto che avrei tanto voluto averlo con me per vivere insieme tutto quello che mi stava capitando. Ma allo stesso tempo ero felice di aver fatto la scelta di partire da sola!
E così con un pò di malinconia alle 21.30 si spengono le luci della camerata e concludo questa nuova avventura!
A presto,
Deb!