Giorno 14: Dormo in un ex Monastero!

Monastero di San Antón 

Finalmente è ora di alzarsi, non ne potevo più dopo la notte insonne, non solo grazie ad alcuni compagni di stanza, ma anche per i dolori ai piedi e i crampi alle gambe.
Io ed M. prepariamo le nostre cose, salutiamo i compagni di viaggio che rientreranno a casa in giornata, e partiamo che sono già le 7:30 in direzione di Hontanas.

Lasciato il centro storico ritroviamo la periferia per poi immergerci in un ambiente sempre più isolato fino a raggiungere un piccolo paesino dove faremo colazione. Stranamente gentili e disponibili!

Proseguiamo per rimetterci nella natura più totale fino ad incontrare una piccola chiesetta che attira la nostra attenzione.
Siamo a Rabé del las Calzadas.
Decidiamo di entrare per chiedere il sello e veniamo accolte da due suore tanto gentili e delicate.
Ci spiegano che quella è una chiesa dedicata alla Madonna e ci viene donata un’immaginetta, una collanina fatta con del filo di cotone e una medaglietta della Vergine e la loro benedizione per il nostro Cammino.
Un gesto e un’accoglienza che nella sua semplicità ci ha toccate moltissimo.
Conservo con amore i doni e l’affetto che ci sono stati offerti.

Torniamo al nostro cammino che prosegue per tutto il giorno nel devastante silenzio ed infinita natura delle mesetas! Fino ad oggi non le avevamo davvero incontrate. Questi altopiani aridi fatti di chilometri e chilometri di campi, strade bianche dritte, infinite, verso un orizzonte che sembra non arrivare mai e che caratterizzano buona parte del territorio spagnolo!

Il tutto sotto un sole di metà ottobre che non ti aspetteresti, nonostante il caldo mi ritrovo a dovermi coprire come un beduino nel deserto perché la mia pelle chiara continua a coprirsi di bolle! Un cielo blu senza nemmeno una nuvola che ti fa pensare: arriverà un condor a divorarmi pirma o poi! Invece solo qualche falchetto che ogni tanto ci vola sopra; non mi mettono più serenità a dire il vero!
I piedi mi fanno sempre più male ma non ho il coraggio di togliere le scarpe per vedere, non so se riuscirei a rimetterle.
Vado avanti godendomi un contesto unico, difficile ma unico.

Il problema di questo contesto è che i secondi durano ore.
Guardi l’orologio e quando ci ritorni pensando sia passata almeno mezz’ora e invece sono passati pochi minuti!
Guardi la mappa su internet cercando speranzosa e noti un paesino segnalato da lì a poco che in realtà non incontrerai mai; ottimo adesso spostano anche i paesi!
Dopo ogni collina cerchi un’oasi ma nulla.
Penso ad altro per non concentrarmi sul dolore, ascolto un pò di musica, chiacchero ma non ne posso più.

Ad un certo punto, tra una collina e l’altra, sbuca lei: Hontanas!

Arriviamo in paese che ormai fatico ad appoggiare i piedi a terra per il male. Ma il cuore si alleggerisce, siamo arrivate, finalmente riposo!
Hontanas è un piccolo grazioso paese composto da circa 70 abitanti, tutti gli altri sono pellegrini! Ma è ben curato. Fa parte della via di pellegrinaggio medievale e per questo della tradizione del Cammino.

Qui troverete:
– La Chiesa dell’Immacolata Concezione. La costruzione è annessa al palazzo del vescovo e signore della cittadina, del quale si conserva un arco gotico.
– Il Palazzo del Prelado Burgalés. Si trova vicino alla chiesa e pare fosse la sede del prelato di Burgos.
– L’Eremo della Vergine Espinosa. A 2km dal paese si trova questa struttura dove si dice sia apparsa la Vergine ad un abitante del paese.
– Il mulino di EL Cubo. Oggi purtroppo in stato di abbandono ma al suo interno vi sono ancora i macchinari. Un piccolo angolo di storia sulla vita locale.

Prima di raggiungere l’albergue El Puntido, che ci eravamo prefissate, ci fermiamo nella piazzetta del paese a mangiare un panino più grande di noi e una birra ghiacciata sotto tutti i punti di vista!!!
Togliere lo zaino e le scarpe mi ha ridato conforto.
Altri pellegrini ad altri tavoli ci guardavano ridendo di noi; sarete belli voi!

Nel mentre veniamo informate che a 5,6km da dove siamo noi, a Castrojeriz, c’è il Convento di San Antón. Un ex monastero adibito a donativo, senza acqua calda e senza corrente.
Ora tu dimmi, se avessi raggiunto la tua meta del giorno, con un dolore ai piedi da non riuscire a camminare, e ti dicessero guarda che tra poco meno di 6km c’è un posto dove dormire senza acqua calda ne corrente, tu non ci andresti?

Be noi sì!
Finiamo il nostro pranzo/merenda dato che ormai era pomeriggio, ci rimettiamo le scarpe, non so nemmeno io come, tiriamo su lo zaino e via!
Gli sguardi basiti dei pellegrini simpatici che ci vedono ripartire ed io che li saluto e mi allontano!

Riparto e per un momento mi sento meglio, l’aver riposato un pò ha aiutato, ma la cosa dura poco.
Sono stati i quasi 6km più lunghi fino a quel giorno!
Il tratto si alterna tra il ciglio della strada e i campi verdi.

Ammetto che da sola non so se sarei ripartita per raggiungere questo posto, quindi ringrazio M. per avermi convinta perché possiamo davvero definirla un’esperienza!

In lontananza lo vedi, e non puoi non notarlo, un pò per la sua maestosità decadente, un pò perché la strada passa sotto uno degli archi della struttura!

Ci accoglie Monia, l’ospitalera di Roma che si è innamorata di questo luogo tanto da dedicargli i mesi in cui il posto è aperto per accogliere i pellegrini.
Insieme a noi c’è Benjamin e i suoi quattro cani, la sua famiglia come la definisce lui! Quattro Shar Pei incrociati, credo, con non so che razza, 10 kg almeno di cane l’uno che ti corrono incontro perché vogliono giocare! Mamma e tre cucciolotti allegri!

Prendiamo posto nei letti a castello, la scelta è difficle quando hai una camerata a disposizione!!!
E poi arriva il momento della doccia prima che faccia buio, visto che non c’è corrente!
Sarò onesta, non ho avuto il coraggio di lavarmi i capelli! L’acqua era gelata, ormai era sera e avevo paura di ammalarmi.
Direi che per una volta se non mi lavo i capelli non succede nulla.
Sarà un problema pettinarli domani 😅
Ci si lava l’essenziale e va bene così!

Una volta lavate e sistemate ci occupiamo delle medicazioni.
Ecco diciamo che i miei piedi non erano conciati come quelli di M. ma…due dita senza uno strato di pelle e sanguinanti non sono il massimo per camminare per più di 35km.
Disinfetto il tutto e…non so, sono preoccupata sull’indomani.

Arriva l’ora di cena, ci sono solo le candele a farci luce mentre fuori la Luna e le stelle la fanno da padrone!
Monia ha preparato una squisita minestra di pasta e ceci e delle verdure, ne approfitto e faccio anche il bis! Acqua, pane e vino.
Parliamo di noi, del Cammino, delle cose belle e brutte che vi succedono e della storia di quel luogo.
Mona ci racconta di come questo posto affascini molte persone ma poche riescono veramente a rimanere lì per la notte.
Ci racconta di persone che sono scappate dopo essersi sistemate perché il silenzio, la mancanza di caos e la mancanza di segnale per il telefono li faccia star male.
Questo la dice lunga sulle persone della società odierna.

Il Monastero di San Antón 
Chiamato anche le rovine di General Hospital o di St. Anton San Antonio Abad. Inizialmente era il palazzo del re, poi antica casa generale dei padri Antoniani, un’ordine che si dedicava alla cura dei pellegrini, in particolar modo coloro che erano malati del fuoco di Sant’Antonio.
Gli Antoniani portavano sulle vesti la lettera greca tau, segno ricorrente all’interno della struttura, in ricordo della liberazione dei primogeniti degli Ebrei, che avevano le loro porte contrassegnate con questo simbolo. Si dice che il Tau abbia liberato dalla pestilenza chiunque lo portasse.
I resti della chiesa sono il punto di ingresso nella cittadina, il tempio possedeva infatti due archi che integravano un portico di ingresso eretto nel XVI secolo; la facciata presentava archivolti decorati da sculture.
Vi si stabilirono nel 1146 e rimase attivo fino al 1787 quando Pio VI unì questa confraternita con quella di Malta.
Era un grande edificio a tre navate e tre absidi.
Questo monastero era sotto il patrocinio reale, come testimonia l’esistenza di scudi reali sul portico della chiesa e sulle chiavi delle volte. 
Vide l’inizio del suo degrado con il declino della casa madre.
Oggi questo luogo vive ancora grazie alle donazioni dei passanti e a chi si è preso carico di mantenere vivo questo posto che altrimenti sarebbe abbandonato a se stesso.


Conosciamo meglio Benjamin…questo ragazzo francese che diverso tempo fa ha lasciato la sua Casa Natale, un pò per scelta un pò perché rifiutato dalla sua famiglia, ed è partito. Lui e i suoi cani. Finché non ha deciso di fare il Cammino di Santiago. Lo scoprirò solo a Santiago il perché di questo suo viaggio e mi piange il cuore nel pensare che forse, oggi, Benjamin non è più tra noi.
Un ragazzo buono, incontrato poi diverse volte lungo la via e sempre con un sorriso per chiunque, sempre un abbraccio colmo d’amore per tutti.
Con dei difetti, come tutti, un modo di vivere che può anche non piacere, scelta sua, ma sicuramente una persone buona come oggi se ne incontrano poche.

Dopo cena usciamo a goderci un pò quel panorama meraviglioso.
Tra le mura del monastero svetta un cielo di un blu intenso pazzesco.
Senza alcun tipo di inquinamento luminoso e di altro tipo che normalmente siamo abituati a vivere.
Le stelle sono tantissime e così luminose, la Luna è piena e brilla, brilla più che mai!
Sarebbe da rimanere li per ore ma….domani bisogna alzarsi per ripartire.

La notte fatico a dormire, strano! Fa veramente freddo! Nonostante stia dormendo completamente vestita dentro il sacco a pelo e con due coperte di lana militare sopra! Ma forse non è tanto il freddo quanto i dolori alle gambe e ai piedi, o forse è perché uno dei cani di Benjamin non so per quale motivo ad un certo punto ha deciso che dovevano dormire con me!
Non mi dava certo fastidio il cane, anzi, l’avrei tenuto volentieri a letto con me, mi avrebbe scaldata! Però quando l’ho sentito salire sul letto la prima cosa che ho pensato sono state le pulci. Si grattavano troppo per non avere nulla addosso e quello che mi mancava era prendermi pulci e zecche lungo il cammino.



A malincuore faccio scendere il cane dal letto con Benjamin che lo rimproverava, spero non abbia pensato che non mi piacciono gli animali!
Vado avanti a svegliarmi e riaddormentarmi fino alle 8:00, fino a quando i cani di Benjamin tornano all’attacco lavandoci la faccia a me e ad M!!

E’ ora di colazione!
Ci prepariamo e…salutiamo Mona!

Grazie San Antón per questa esperienza!

A presto,
Deb.!

https://youtu.be/TIhZOjwcgko

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La Deb 388

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7 commenti

  1. Leggendo il tuo racconto non è stata tanto la mancanza di acqua calda e di corrente a preoccuparmi, quanto la condizione dei tuoi piedi! Poveretta! Chissà che male a continuare a camminare! Sono curiosa di conoscere il resto della storia…

  2. Che esperienza incredibile, non solo il monastero ma proprio tutto il percorso, i 30 e passa chilometri in nemmeno una giornata, i piedi distrutti, la mancanza di corrente, il panino gigante con la birra ghiacciata… Non lo dimenticherai mai!

  3. viaggiacorrisogna

    Caspita brava, i piedi in queste condizioni mi avrebbero veramente massacrato l’umore e lo spirito, aspetto il prossimo aggiornamento.

  4. Leggendo la tua esperienza sono combattuta tra due sentimenti contrastanti. Da un lato vorrei provare ma dall’altro sento che ci vuole davvero tanto spirito di adattamento. Complimenti a te!

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